domenica 3 novembre 2019

Biblioteche storiche e di strada

A Salamanca si respira cultura ad ogni angolo: sarà per l'antica università fondata da Alfonso IX di Leon nel 1218, ma camminando per la città si incontrano numerosr librerie antiquarie e anche qualche atipica stazione di book crossing come quella ricavata da due cabine telefoniche degli anni '90, che ospitano libri da prendere a prestito. Oltre a alle biblioteche ospitate in edifici storici, come la Casa de las conchas e quelle di facoltà, merita un elogio chi è riuscito a recuperarne una piccolissima con libri di scienze per bambini, in un androne  ricavato dal muro perimetrale del Campo de San Francisco. Solo due scaffali per promuovere la lettura in questo parco giochi, dove in primavera ed estate si organizzano laboratori creativi, come quello di dipinti preistorici.

sabato 2 novembre 2019

El barrio del Oeste

Si quieres encontrar algo nuevo y divertido en Salamanca, habrá que irse a dar un paseo por el barrio del Oeste. Artistas mas o menos conocidos han dejado aquí sus rastros en las puertas  de los garajes, en las fachadas de los edificios y encima en los bolardones  de la carretera.
Una pasada de efectos que transforman este barrio, alrededor de plaza del Oeste, en un lugar de tendencias... y también de evolución. Sì, porque aquí puedes encontrar a bares en los que puedes sentarte, picar algo casero y jugar a las cartas o leer un periodico tranquilamente, charlando sin agobios con los parroquianos.



mercoledì 7 agosto 2019

La Plaza Mayor y los alrededores


Sulla Plaza Mayor bevendo una birra al tramonto, non posso proferire parola...
rimango muta davanti a uno spettacolo del quale ho assistito a numerose repliche quando vivevo qua...
Il passeggio della gente locale e degli stranieri che attraversano festosi il quadrilatero ... i bambini che giocano fra loro come fossero nel loro salotto...

Tutto uguale ad allora! A quando pensavo che un giorno i miei stessi figli proprio lì si sarebbero divertiti rotolandosi per terra.

La città è ora molto più elegante, più distante alla sua anima corsara, semplice e provvisoria, animata dalla presenza di studenti a tutte le ore. Ora sono in vacanza e lasciano campo libero ai turisti e visitatori.

Dalla vetrata della hall del Parador de Salamanca si ritaglia quella visione da cartolina che ritrae la cupola della cattedrale e il barrio sottostante.

Più arioso e ordinato anche il parco al lato del Puente Romano, dove sorge anche il Casinò, in posizione tranquilla, proprio accanto al letto del fiume Tormes.

Se la Rua e la Calle Toro mi appaiono vivacemente popolate, in realtà non si odono voci chiassose come quelle che conoscevo...

E' diverso... rifletto e resto sospesa nel tempo tra un pincho e una copa. 
Quante immagini si sovrappongono e suscitano grandi emozioni!
E' un dono essere qui di nuovo... davvero un salto indietro nel tempo!

sabato 22 giugno 2019

Un anno a Salamanca






















I

L’interminabile tragitto in autobus, dalle 14.00 alle 16.30, con il Madrid-Salamanca Express, sotto il sole cocente di Spagna mi ha dato la possibilità di riflettere sugli ultimi frenetici giorni di preparativi, saluti, impegni. Giorni riempiti di tutto purché niente e nessuno mi facesse desistere dalla mia partenza. Neppure un istante ero rimasta sola con me stessa a pensare. Troppo rischioso: avrei valutato razionalmente la cosa, avrei ceduto ai sensi di colpa, alla richiesta di mia madre, di mia nonna di restare accanto a loro. Ogni sera ero più stanca della precedente cosicché mi addormentavo senza prendere coscienza della mia incoscienza.
Ed eccomi qua! Era una Spagna sconosciuta quella che appariva al mio sguardo attraverso i vetri dell'autobus, così spoglia, desertica, senza città, né case… Di quel giallo settembrino dei campi di grano mietuto, delle radure castigliane, pascolo dei tori de lidia[1].
Ben diversi erano i ricordi catalani di Barcellona, dove ero stata ospite sei mesi prima di mia cugina che studiava lì: il porto, le ardite architetture della Sagrada Familia, Parc Guell, Casa Batlò, così avanguardiste da far dimenticare il carattere nazionale.

Riconobbi la Cattedrale di Salamanca in lontananza: era proprio come nel libro che mi ero procurata: così maestosa e imponente, dominava dall'alto i tetti del casco antiguo[2].
Prima di partire, nel nostro ultimo incontro a Bologna, Anabel mi consegnò con fiducia le chiavi dell'appartamento salmantino in calle Alfonso de Castro che condivideva con altre due studentesse canarie, dove sarebbe dovuta tornare a ottobre e dove per mia fortuna si era liberata una stanza. La via non era nota al tassista, che subito sbagliò strada.
Arrivata alla porta, mi prese un gran batticuore. Al citofono dissi solo:
<Soy la chica italiana[3]>, animata di buona volontà Salii. Non mi era stato possibile avvertire le future coinquiline del mio arrivo, visto che in casa loro non c'era il telefono. Mi guardarono come fossi un fantasma con tanto di zaino.
Grazie a Dio ce lavevo fatta, ma il magone mi saliva in gola. Non potevo comunicare! Non capivo nientema cosa avevo fatto a partire?
Consolante era il fatto che Isa, Maria e Gustavo, il suo ragazzo, erano proprio come me li aveva descritti Anabel. Erano loro i miei nuovi compagni di avventura.
Maria e Isa erano canarie dunque il loro castigliano presentava un accento più soave e ogni parola che pronunciavano era aspirata e troncata dalla loro pronuncia. La loro carnagione era olivastra e i capelli e gli occhi neri. Isa era un po' robusta e con un naso a patatina, studiava giurisprudenza ma ad ogni esame era mal di pancia e dissenteria per giorni. La sua sensibilità andava di pari passo con un atteggiamento inizialmente introverso e timido.
Maria era più esuberante, rumorosa, chiacchierona: amava essere al centro dell'attenzione e fare il clown. Si comportava in modo talvolta prepotente e da maschiaccio anche con il fidanzato Gustavo, più accomodante e quasi sottomesso. Lui, studente di ingegneria, era castigliano puro di Leon anche se, contrariamente a tutti gli stereotipi del maschio spagnolo, era biondo con pelle e occhi chiari. Comunque si presentarono tutti disponibili e simpatici nei miei confronti, con una certa curiosità per la novità di avere una coinquilina italiana.
Dopo una buona nottata di sonno, mi alzai decisa ad esplorare la città che avrei abitato per alcuni mesi. Come mio solito, preferii il mio senso di orientamento allaiuto della mappa. Così girovagai senza fretta fino a Gran Via e per la calle San Pablo giunsi alla chiesa convento di San Esteban. La facciata era scolpita a sbalzo nella pietra rosata salmantina, come un libro miniato, come gli argenti giudei, trasmetteva allocchio pur distratto tutta la drammaticità del messaggio cristiano nella maestosità dellopera. Annesso alla chiesa vi era un chiostro, un museo e il convento.
Ritrovai poi la cattedrale e, proprio di fronte ad essa scorsi per la prima volta la Plaza de Anaya con il palazzo napoleonico sede della facoltà di Filologia. Ricordando le parole di Anabel riconobbi la scalinata della facoltà, sempre gremita di studenti che leggevano, suonavano, cantavano o semplicemente approfittavano dei favori del sole.
Tornai allappartamento. Non avevo visto la Plaza Mayor, vanto nazionale e Patrimonio de la humanidad[4]. I miei compagni si burlarono di me non poco, in quanto ero riuscita a percorrere chilometri in senso circolare senza mai attraversare la plaza, centro della città e della vita sociale dei salmantini. In serata Maria e Gustavo, che in quei giorni viveva da noi, mi accompagnarono in centro mostrandomi anche la vecchia università. Davanti all'elegante facciata scolpita a sbalzo, come cesellata, voluta dal re Alfonso X nel lontano 1215, visitatori occasionali e studenti a testa in su cercavano la rana portafortuna, nascosta tra i particolari. Il detto diceva che chi fosse riuscito a vederla sicuramente avrebbe superato gli esami in programma per l'anno.
Al ritorno ci fermammo al bar sotto casa a bere qualcosa e provai il mio primo pincho[5]. Era uno stuzzichino di una pietanza a base di carne, pesce o altro che accompagnava l'ordinazione di una qualsiasi bevanda. Ancora non sapevo che sarebbe diventata una delle cose alle quali avrei legato per sempre il mio ricordo di Salamanca.

Tutto aveva avuto inizio quel 28 settembre 1996, con il volo Milano Linate-Madrid Barajas delle 10.00. Per anni avevo pensato a come rendere possibile quel viaggio, anche se non ne conoscevo la destinazione, ne la vera motivazione. Volevo andare, per me, per il mio orgoglio, che aveva gia sepolto un amore in cambio della liberta di questo sogno.
Si chiamava Davide, eravamo stati fidanzati per anni, ma al bivio del matrimonio a 22 anni o proseguire gli studi e la speranza di realizzarmi professionalmente io avevo scelto quest'ultima e lui alla prima occasione mi aveva lasciata.
Sullaereo avevo conosciuto una studentessa Erasmus come me che pero si fermava a Madrid per sei mesi. Lincontro era stato provvidenziale: visto la mia capacità di espressione in spagnolo non sarei mai riuscita ad arrivare cosi rapidamente a Salamanca se Cristina, cosi si chiamava, e un suo amico non mi avessero accompagnato in auto fino alla stazione dei bus di Conde Casal. Non ci siamo mai piu rincontrate e purtroppo ben poco so di lei se non che avrebbe studiato a Madrid.
Sono sempre state le coincidenze fortuite a mostrarmi il cammino, quando non conoscevo il sentiero.
Cosi era accaduto tre mesi prima con Anabel: avevo appena saputo di aver vinto una borsa Erasmus dellUnione Europea e incredula, dopo aver scrutato piu volte il tabellone con i nominativi dei vincitori, mi ero precipitata dal professore che coordinava il progetto. Fu lui a presentarmi Anabel, borsista Erasmus a Bologna, proveniente dallUniversita di Salamanca. Io neppure sapevo dove fosse Salamanca, anche perche inizialmente avevo richiesto la borsa per Siviglia.
Che male cera nel sognare un po! Ero stata ridicola la mattina dellesame di ammissione. Glielo avevo detto io che non sapevo nulla di latino al professore, ma ugualmente mi fece leggere Cicerone ed improvvisai una traduzione con la sua gentile collaborazione. Per quanto riguardava lo spagnolo, altro requisito per ottenere quella borsa, poche nozioni imparate dal libro di unamica il giorno prima mi bastarono per dare limpressione di cavarmela.
Anabel fu la mia ancora di salvezza: si rivelo subito disponibile e mi diede tutte le informazioni di cui avevo bisogno sulla citta, luniversità, la facolta di Filologia, a cui anche lei era iscritta, ma soprattutto mi aiuto a non cedere alla paura. Di che cosa? Paura di non essere felice per un sogno che si puo realizzare, di scoprire che le novita spaventano, scuotono.
Davanti a un caffe parlammo per ore e mi racconto un po' della sua storia:
appena arrivata a Bologna visse in uno studentato dove conobbe il suo ragazzo, Antonio. Era molto dispiaciuta di dover ritornare in Spagna, ma prima avrebbe trascorso le vacanze in Abruzzo, al paese del fidanzato. Era piu giovane di me di un paio d'anni, ma molto piu determinata, sicura di se e delle proprie scelte, indipendente. Il suo aspetto ricordava una ballerina di flamenco: lunghi capelli neri portati raccolti dietro con uno spillone, occhi verdi e profondi, pelle olivastra e orecchini di argento lavorato che le pendevano alle orecchie e con un effetto simile a una danzatrice araba del ventre e una veggente che legge la sfera di cristallo.
Era necessario essere forti per porre davanti alla realta, la mia famiglia o quel che ne era rimasto: sarei andata a studiare a Salamanca, per lintera durata del nuovo anno accademico, separandomi da mia madre e mia nonna, entrambe vedove e sole, lasciandomi alle spalle i miei doveri nei loro confronti, ma anche le delusioni d'amore e la frustrazione di non essere riuscita a coltivare un rapporto migliore con mio fratello, ormai distante e inavvicinabile, arroccato sulle sue posizioni.
Sì, io ero la sorella maggiore e dunque avevo sempre percepito il ruolo di responsabilita nei suoi confronti che mi ero sobbarcata da quando era nato, ma da qualche anno il nostro rapporto era irrimediabilmente cambiato: io avevo vissuto una relazione totalizzante che lo aveva messo da parte nel momento della sua adolescenza, proprio quando dopo la morte di nostro padre, avrebbe avuto bisogno di una guida piu stabile. D'altra parte lui aveva preso ad escludermi a voler essere piu adulto di quel che era spingendosi alla ribellione su tutti i fronti: nel seguire altre compagnie, a fumare, forse anche a impasticcarsi, a tornare all'alba dalle discoteche della riviera, chiudendosi in camera con la musica tecno a tutto volume per evitare il dialogo, perdendo ben due anni di studi alle superiori, scegliendo di stare con una ragazza madre ex tossica, molto piu vecchia di lui.
Sì, avrei abbandonato la mia famiglia e tutto il mio mondo per il desiderio egoistico di scoprire cosa c'era al di la del mio paese, per trovare me stessa e per dimenticare e allontanarmi dai problemi familiari che non riuscivo a risolvere e da quell'opprimente realta provinciale che non mi dava piu stimoli.
Dopo aver rotto il fidanzamento, il mio ex si era subito messo con un'altra e in un paesino di provincia dove tutti conoscono tutti mi sentivo tradita dalle stesse amiche e vittima di sguardi compassionevoli. La spinta a dar prova di trasgressione, a diventare diversa dopo essere stata respinta mi portava giorno dopo giorno sempre piu lontano da quel che ero e volevo veramente.
Dovevo ricostruire la mia persona acquistando consapevolezza della mia interiorita ferita, ma anche del mio valore prima di autodistruggermi rimanendo ancorata al passato e deprimendomi per la perdita del mio primo importante amore.
Per questo ero venuta a Salamanca!



[1]Tori di razza
[2] Del centro storico.
[3] <Sono la ragazza italiana>.
[4] Monumento protetto dall’Unesco come patrimonio artistico mondiale.
[5] Stuzzichino di piatti tipici col quale si accompagna la bevanda. Nel Sud, chiamato “tapa”

Cartoline / Postales








Salamanca, 10 dicembre 1997


Mi siedo a riflettere,
con la brezza che spira soave
 ed il calore solare
sul mio viso.


Tengo fra le mani
una cartolina che vorrei
spedire.
Penso a chi
vorrei scrivere,
ricordando gli amici
vicini e i più distanti.


Vedo i loro sguardi…
Ad ognuno vorrei dire qualcosa.
Penso cosa.


Li tengo tutti nel cuore
Così che qualsiasi frase io scriva
non potrà mai esprimere quel che sento.


E’ un dolce tormento
prendere la penna in mano ed
incontrarsi lontano.
E’ come leggere su di una cartolina
solo “Saluti, a presto”.






mercoledì 12 giugno 2019

Bienvenidos!





Benvenuti all'inizio di una vacanza meravigliosa che inizia proprio da un sogno, quello di ritornare in un luogo splendido, dove il tempo si è fermato, nell'assolata Castilla y Leon: benvenuti a Salamanca!

Passeggiando fino al Puente romano fra i miradores della Rua e le guglie dell'antica cattedrale, si scopre una delle città più caratteristiche di Spagna.
Chi non ha mai assaporato i gustosissimi pinchos seduto ai tavolini di un caffè sulla maestosa Plaza Mayor di Salamanca, che si colora di rosa al tramonto, non può dire di conoscere la Spagna autentica.

Uno sguardo merita la pittoresca facciata della storica università e una visita al Patio de Escuelas dove celebri insegnanti e alunni hanno discusso i loro pensieri trasformandoli in trattati, dove lo stesso Colombo illustrò ai saggi la sua teoria per giungere alle Indie.

Se vuoi scoprire tutti i segreti della città e anche i bar più tipici aperti fino al mattino contattaci e viaggeremo insieme in un'indimenticabile vacanza nel campo charro!


Hasta pronto!
agnoletti.alessandra@alice.it

Salamanca archeologica

Una scoperta interessante la Salamanca archeologica: un insediamento di quasi tremila anni fa che domina dall'alto la città è resti di c...